La chetoacidosi diabetica
Federico Fracassi, Med. Vet., PhD, DiplECVIM, Bologna
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Presentazione

La chetoacidosi diabetica (DKA, diabetic ketoacidosis) è un’emergenza medica secondaria ad uno stato di diabete mellito. Nella maggior parte dei casi vengono colpiti cani o gatti affetti da diabete mellito precedentemente non diagnosticato; tale patologia può tuttavia manifestarsi anche in soggetti già in terapia diabetica per l’instaurarsi di uno stato di insufficienza insulinica assoluta o relativa.
La DKA è caratterizzata da uno stato di iperglicemia, glicosuria, chetonuria (chetonemia) associata ad acidosi metabolica. La patogenesi si basa su una deficienza assoluta o relativa di insulina, associata ad un aumento della concentrazione degli ormoni iperglicemizzanti quali il glucagone, il cortisolo, le catecolamine ed l’ormone somatotropo. Essendo il glucosio il principale substrato energetico, in corso di marcato deficit insulinico si verifica una glicopenia intracellulare; si passa pertanto da un metabolismo basato sull’ossidazione del glucosio ad uno ossidativo lipidico con conseguente aumento della chetogenesi. L’accumulo dei corpi chetonici esita in uno stato di acidosi metabolica e la loro continua eliminazione attraverso i reni aggrava la diuresi osmotica (già presente a causa della glicosuria) con conseguente disidratazione e perdita di elettroliti. Il vomito, sintomo comune in corso di DKA, accentua lo stato di ipovolemia, di acidosi metabolica nonchè gli squilibri elettrolitici.

 

La DKA è uno dei disturbi metabolici più complessi ed il suo trattamento è impegnativo e richiede una terapia intensiva. Soprattutto nelle prime ore risulta necessario uno stretto monitoraggio del paziente con frequenti e costanti valutazioni delle condizioni cliniche e laboratoristiche al fine di apportare adeguate correzioni al protocollo terapeutico.
Gli obiettivi del trattamento sono: 1) ripristinare il volume di liquidi circolante, 2) correggere la disidratazione e le alterazioni elettrolitiche, 3) correggere l’acidosi, 4) ridurre gradualmente la glicemia, 5) fornire quantità sufficienti di insulina ed eventualmente di glucosio al fine di normalizzare il metabolismo glucidico e bloccare la chetogenesi, 6) individuare e trattare la patologia concomitante/scatenante.
Una terapia appropriata non deve mirare ad un ripristino della normalità del pH e della glicemia nel più breve tempo possibile; un intervento affrettato può infatti risultare dannoso, creando squilibri osmotici e biochimici più pericolosi della chetoacidosi stessa.
Il trattamento si basa su un’attenta fluidoterapia, sulla supplementazione elettrolitica, sulla terapia insulinica per via endovenosa o intramuscolare, sul controllo delle patologie concomitanti e su uno stretto monitoraggio del paziente.
La prognosi dipende dalla gravità delle patologie sottostanti e da quanto adeguatamente viene impostata e monitorata la terapia specifica.

 

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Federico Fracassi, Med. Vet., PhD, DiplECVIM, Bologna

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